Cos’è l’ipercolesterolemia primaria e come intervenire con l’epigenetica
Pubblicato su Nature uno studio ad opera del team del Dott. Angelo Lombardo dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget) di Milano. La ricerca dimostra l’efficacia a lungo termine di un approccio innovativo che “spenge” un gene responsabile di alti livelli di colesterolo. Il gene in questione è PCSK9, la cui iperattività causa l’ipercolesterolemia familiare, una condizione ereditaria che si stima colpisca circa 1 persona su 200. I pazienti con questa mutazione genetica hanno un rischio molto più elevato di sviluppare malattie cardiovascolari, come infarto e ictus, anche in giovane età. Il silenziamento epigenetico offre un modo sicuro e reversibile per inibire questo gene, senza modificare la sequenza del DNA.
Cosa sono le modificazioni epigenetiche
La ricerca del team del Dott. Lombardo ha dimostrato che l’epigenetica funziona anche in modelli animali. Le molecole “editrici” del gene PCSK9 sono state progettate per identificare e sopprimere il gene, arricchendo la sua sequenza con specifici gruppi chimici. Successivamente, gli editori sono stati incapsulati in nanoparticelle lipidiche simili a quelle dei vaccini mRNA e somministrati ai topi. I risultati sono stati notevoli: una riduzione stabile e duratura del colesterolo LDL (il “colesterolo cattivo”) nel sangue, con un effetto che si è protratto per oltre 6 mesi.
Quali sono i vantaggi dei farmaci epigenici contro il colesterolo
Questo risultato apre la strada a nuovi farmaci epigenici per l’ipercolesterolemia, sia familiare che acquisita, che rappresenta una condizione molto più diffusa, con circa 190 milioni di persone colpite solo in Europa. I vantaggi di questo approccio potrebbero essere notevoli:
- Una sola dose: a differenza delle terapie attualmente disponibili, che richiedono iniezioni regolari, il silenziamento epigenetico potrebbe essere efficace con una sola somministrazione.
- Effetti reversibili: se necessario, l’effetto del silenziamento epigenetico potrebbe essere invertito, cosa non possibile con le terapie che modificano il DNA.
- Nessuna modifica del DNA: l’epigenetica non altera la sequenza del DNA, eliminando i potenziali rischi associati a questo tipo di interventi.
La ricerca sull’epigenetica è in continua evoluzione e questo studio rappresenta un passo avanti significativo verso lo sviluppo di terapie innovative e personalizzate per numerose patologie. L’epigenetica potrebbe essere applicata, ad esempio, all’epatite B, alle malattie del sistema nervoso centrale e a molte altre condizioni in cui l’espressione di un gene è sregolata.
Quali sono le più comuni modificazioni epigenetiche
Lo studio del team del Dott. Lombardo rappresenta un esempio di come l’epigenetica possa essere utilizzata per “riprogrammare” il nostro corpo e contrastare diverse malattie. L’epigenetica offre un’ampia gamma di potenziali applicazioni terapeutiche e la sua esplorazione continuerà a portare a nuove e importanti scoperte negli anni a venire. Ecco alcuni esempi:
- Cancro: l’epigenetica potrebbe essere utilizzata per riattivare geni soppressori tumorali o per disattivare oncogeni.
- Malattie neurodegenerative: l’epigenetica potrebbe essere utilizzata per modulare l’espressione di geni coinvolti in malattie come l’Alzheimer e il Parkinson.
- Malattie autoimmuni: l’epigenetica potrebbe essere utilizzata per riequilibrare il sistema immunitario e ridurre l’infiammazione.