Quali sono le malattie causate dal cambiamento climatico
L’attività umana ha trasformato il pianeta, creando un ambiente più caldo, inquinato e inospitale per molte specie. Questo cambiamento, però, si rivela un paradiso per i patogeni. Zanzare, portatrici di malattie come la dengue, proliferano in climi più umidi e caldi. Animali selvatici, che ospitano virus letali, si avvicinano alle zone abitate dall’uomo in cerca di nuovi habitat. La perdita di biodiversità, secondo uno studio pubblicato su Nature, amplifica il fenomeno: meno specie, meno predatori dei vettori e dei serbatoi di malattie, e quindi più possibilità di contagio.
In quali zone del mondo ci saranno più malattie
L’impatto umano non è solo negativo. L’urbanizzazione, ad esempio, ha portato a progressi come l’acqua corrente e le fognature, che hanno contribuito a ridurre la diffusione di alcune malattie. Il cambiamento climatico, inoltre, non ha gli stessi effetti ovunque. Nelle regioni tropicali, ad esempio, il clima è diventato ancora più caldo e umido. La conseguenza è un aumento dei casi di febbre dengue. In Africa invece le condizioni più secche potrebbero limitare la diffusione della malaria. Uno studio su Science prevede che la stagione di trasmissione potrebbe ridursi di ben quattro mesi in alcune regioni.

Dov’è più diffusa la malaria
Se da un lato la malaria potrebbe diminuire in alcune aree africane, dall’altro la sua diffusione è prevista in zone dove prima non era presente. La popolazione in crescita in queste aree, unita alla carenza di acqua potabile causata dalle stesse condizioni climatiche che limitano la malaria, potrebbe creare uno scenario preoccupante. È importante sottolineare che la riduzione della malaria non è una garanzia di salute: condizioni troppo dure per il parassita potrebbero esserlo anche per l’uomo.
Cos’è l’indice IOBW
La correlazione tra clima e malattie infettive apre la strada a nuove strategie di prevenzione. I modelli climatici possono essere utilizzati per anticipare le epidemie. Già oggi, le previsioni di temperatura e precipitazioni vengono utilizzate per prevedere i picchi di dengue, ma con limitata affidabilità. Un’alternativa potrebbe essere l’indice IOBW, che misura le anomalie di temperatura alla superficie dell’acqua nell’Oceano Indiano. Uno studio su Science ha dimostrato una stretta correlazione tra IOBW e le epidemie di dengue, suggerendo che il monitoraggio di questo indice potrebbe aiutare le autorità a prepararsi meglio.
La lotta alle malattie infettive è dunque strettamente legata alla lotta al cambiamento climatico. Capire i meccanismi che legano ambiente e salute è fondamentale per sviluppare strategie di prevenzione efficaci e per prepararsi alle sfide future.