La sepsi è una risposta estrema dell’organismo a un’infezione che, se non trattata tempestivamente, può portare a insufficienza d’organo, danni irreversibili e morte. Questa condizione è caratterizzata da un’infiammazione generalizzata che compromette la normale funzione degli organi vitali. Ogni anno, migliaia di persone sviluppano sepsi, ma la sua complessità rende difficile una gestione efficace. Il tasso di mortalità è elevato, soprattutto tra i pazienti più anziani o con patologie pregresse, come ha evidenziato uno studio condotto in Danimarca.
Guidato dal ricercatore Finn E. Nielsen, lo studio ha analizzato i dati di 714 pazienti adulti ricoverati con sepsi tra il 2017 e il 2018. I risultati sono allarmanti: più del 50% dei pazienti è deceduto entro due anni dal ricovero. Tra i principali fattori che aumentano il rischio di morte ci sono l’età avanzata, la presenza di malattie croniche come demenza, cardiopatie ischemiche e cancro, e un precedente ricovero per sepsi nei sei mesi precedenti. Ogni anno di età aumenta il rischio di mortalità del 4%, mentre condizioni come il cancro e la demenza lo aumentano rispettivamente del 121% e del 90%.
Nonostante i dati forniti da questo studio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) evidenzia ancora numerose lacune nella comprensione degli esiti a lungo termine della sepsi. La ricerca condotta in Danimarca è stata eseguita in un solo centro e, come sottolineato dagli stessi autori, saranno necessari ulteriori studi prospettici su vasta scala per ottenere una visione più chiara e generale del fenomeno. Tuttavia, questo studio rappresenta un importante passo avanti, poiché ha utilizzato dati raccolti prospetticamente da cartelle cliniche elettroniche, riducendo al minimo gli errori. Insomma, la sepsi è una malattia grave che richiede maggiore attenzione e prevenzione.
© 2023 Near Future - Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli (Registrazione n. 31 del 21/07/2022)
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