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Nuove prospettive dalle neuroscienze per coloro che, a causa di disturbi neurologici, trovano difficoltà nel linguaggio e nel comunicare tramite un’interfaccia cervello-computer. Una recente innovazione sta infatti rivoluzionando il modo in cui comprendiamo e utilizziamo i segnali cerebrali. Lo studio è stato sviluppato in collaborazione tra esperti di neuroscienze, neurochirurghi e ingegneri presso la Duke University. Alla base c’è una tecnologia innovativa, presentata sulla rivista Nature Communications.
Questa scoperta è importantissima per i pazienti che soffrono di gravi disturbi motori come la Sclerosi Laterale Amiotrofica o la Sindrome Locked-in. Disturbi che possono compromettere significativamente la capacità di comunicare. Eppure, gli strumenti attualmente disponibili per assistere tali pazienti sono spesso lenti e complessi. Il Professore Gregory Cogan del Duke Institute fa un esempio esplicativo. “Immaginate di ascoltare un audiolibro a metà velocità – dice -. Questa è attualmente la velocità massima di decodifica del linguaggio, che si attesta a circa 78 parole al minuto. Le persone, invece, parlano in media circa 150 parole al minuto”.

Sensori cerebrali avanzati: la chiave della rivoluzione
Per superare queste sfide, il Professor Cogan collabora con un suo collega del Duke. Lui si chiama Jonathan Viventi, ed ha un laboratorio di ingegneria biomedica specializzato nella creazione di sensori cerebrali ad alta densità. Questa partnership ha portato a un passo epocale: l’inserimento di ben 256 minuscoli sensori cerebrali in un sottile substrato di plastica di grado medico, grande quanto un francobollo. Un progresso tecnologico fondamentale, poiché permette di distinguere i segnali provenienti da cellule cerebrali vicine, garantendo previsioni accurate sul linguaggio previsto. L’importanza di questa innovazione è notevole, poiché i neuroni, anche se distanti solo quanto un granello di sabbia l’uno dall’altro, possono presentare schemi di attività molto diversi durante il processo del discorso.
Neuroscienze: l’importanza dei test clinici
Per dimostrare l’efficacia di questa tecnologia, i ricercatori hanno collaborato con un team di neurochirurghi della Duke University. Lo scopo era reclutare quattro pazienti volontari per testare gli impianti. I risultati preliminari sono promettenti, aprendo la strada a futuri sviluppi e applicazioni cliniche in ambito medico. La collaborazione tra neuroscienze, ingegneria e medicina promette di cambiare in meglio la vita di coloro che affrontano disturbi neurologici che colpiscono la loro capacità di comunicare. La tecnologia delle protesi cerebrali sta dunque aprendo nuovi orizzonti per il futuro della medicina e della comunicazione.