Nella Phoebe Hearst Hall dell’Università di Oglethorpe, nella regione della Georgia, è celato un mistero avvolto da un velo temporale. un enigma destinato a rimanere senza soluzione per altri 6.000 anni. Stiamo parlando della suggestiva “Crypt of Civilization”, una sorta di macchina del tempo, monumento senza pari nel suo genere. Sigillato con maestria 83 anni fa e predestinato ad essere rivelato solo nel lontano anno 8113 d.C.
Nell’arco delle sue ricerche sull’Antico Egitto, il Dr. Thornwell Jacobs ha intravisto l’effimera eredità delle civiltà che ci hanno preceduto. Ha addirittura previsto un rifugio custodito con cura per i biscotti Oreo! Da questa contemplazione è venuta fuori l’idea audace di catturare un “ritratto” del nostro tempo. Un tesoro di memorie inteso a narrare le gesta, il vivere quotidiano e le sfaccettature della nostra essenza. All’interno di questa cripta senza tempo, adagiata nella quiete di una vecchia piscina in disuso, giacciono un assortimento di oggetti e conoscenze che sintetizzano gli anni ’30 e l’accumulo sapienziale di 6.000 anni. In questo scrigno di meraviglie sono conservati anche reperti artistici. Come le incisioni sonore del clarinettista virtuoso Artie Shaw, pellicole che immortalano eventi a partire dal 1898 e intere biblioteche di libri ridotti su microfilm.
Tra le reliquie oggetti del quotidiano: una piccola statuetta raffigurante il celebre Paperino. Il saggio Jacobs ha evitato l’inclusione di metalli preziosi, gemme sfavillanti e tesori materiali. Al contrario, ha piazzato un “diario dei record”, un registro minuzioso per delineare il contesto e la funzione di ciascuna curiosità, presagendo un futuro in cui tali oggetti potrebbero apparire enigmatici e remoti.
La domanda prevedibile emerge: come assicurare che il messaggio nella capsula sia interpretabile da chiunque ne incroci il cammino, forse in un’era in cui la lingua inglese sarà caduta nell’oblio? Ecco allora il “linguaggio integrato” ideato da Jacobs, un dispositivo manuale che sovraintende rappresentazioni visive di oggetti insieme alle relative nomenclature in inglese, coadiuvate da voci incise che proferiscono il nome stesso.
La scelta attenta della data d’apertura – l’anno 8113 d.C. – non è frutto del caso. Jacobs ha deliberatamente selezionato questa data per dipingere un quadro equidistante tra l’apice della civiltà dell’Antico Egitto e il momento in cui un’anima avventuriera del futuro deciderà di socchiudere le porte dell’arcano scrigno.
© 2023 Near Future - Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli (Registrazione n. 31 del 21/07/2022)
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