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Il morbo di Parkinson, una malattia neurodegenerativa del cervello che induce movimenti involontari e problemi di coordinazione, affligge circa 5 milioni di persone nel mondo, di cui 400mila solamente in Italia. La diagnosi, solitamente formulata quando il processo neurodegenerativo è in corso da diversi anni, è resa difficile dalla perdita progressiva dei neuroni coinvolti nella funzione motoria. Attualmente, non esiste una cura definitiva per il Parkinson, ma solo trattamenti farmacologici per gestire i sintomi. Uno degli approcci più avanzati è l’intervento chirurgico di stimolazione cerebrale profonda, che comporta l’impianto di un pacemaker nel cervello per stimolare le aree danneggiate. Un aiuto può arrivare dalle cellule staminali.

Cellule staminali sempre più importanti in medicina
Una recente ricerca dell’Università di Aarhus in Danimarca offre nuove speranze nella lotta contro il Parkinson attraverso un metodo di manipolazione genetica innovativo. Utilizzando questa tecnica, i ricercatori sono riusciti a convertire cellule staminali in neuroni dopaminergici, le cellule nervose colpite dalla malattia. Successivamente, queste cellule sono state trapiantate nei cervelli di topi affetti da Parkinson, consentendo loro di recuperare le funzioni motorie perse.
Le cause del Parkinson e i risultati dello studio
Il morbo di Parkinson è causato dalla degenerazione delle cellule nervose dei gangli della base, responsabili del controllo del movimento e della produzione di dopamina. La mancanza di dopamina causa sintomi come tremori, rigidità e lentezza nei movimenti. La ricerca danese ha adottato una strategia innovativa per affrontare la sfida della trasformazione delle cellule staminali in neuroni specifici. Hanno utilizzato una “bussola neurofarmacologica” per ingegnerizzare le cellule staminali in cellule staminali LRUSC (lineage-restricted undifferentiated stem cells), direzionate a produrre solo neuroni dopaminergici.
Il metodo sviluppato ha dimostrato di garantire un’altissima purezza delle cellule della dopamina, un obiettivo cruciale per il ripristino efficace della mobilità nei pazienti. Il trapianto di queste cellule staminali modificate ha portato al ripristino delle funzioni motorie nei topi Parkinsoniani entro otto giorni. I ricercatori ritengono che questo possa rappresentare un significativo passo avanti nella cura del Parkinson, aprendo la strada a nuovi approcci terapeutici. Il prossimo passo sarà la sperimentazione clinica dell’innovativo metodo sugli esseri umani, con l’obiettivo di migliorare i tempi di recupero e ridurre il rischio di recidiva e l’uso prolungato di farmaci.