Quando e in che modo intervenire dopo un infarto
Dopo un infarto, agire rapidamente per abbassare il colesterolo LDL è fondamentale per ridurre il rischio di nuovi episodi. Secondo i dati dello studio AT TARGET-IT, l’uso degli anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9 nei pazienti post-infarto ha portato a una riduzione fino al 70% dei livelli di colesterolo LDL. Questo approccio intensivo ha anche un claim: “Colpisci presto, colpisci forte”, che affianca lo studio coordinato dalla Scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, Università “Federico II” di Napoli e che ha coinvolto il Dipartimento Cardio-Vascolare dell’AORN Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta.
Quanto è importante ridurre il colesterolo LDL per prevenire le recidive
Del resto le malattie cardiovascolari, e in particolare l’infarto, sono tra le principali cause di decesso in Italia. In Campania, dove ogni anno si contano circa 1.800 vittime di infarto, la riduzione del colesterolo LDL è essenziale per evitare recidive. Circa il 20% dei pazienti colpiti da infarto è a rischio di un secondo evento cardiovascolare entro un anno, eppure, l’80% di essi non raggiunge i livelli raccomandati di LDL. AT TARGET-IT ha evidenziato come i pazienti che abbassano il colesterolo LDL sotto i 55 mg/dL godano di una significativa riduzione del rischio di nuovi episodi cardiovascolari rispetto a chi mantiene valori più alti.

Quali sono i risultati dello studio italiano AT TARGET-IT
Il registro AT TARGET-IT, che ha coinvolto 771 pazienti in 22 centri italiani, conferma la correlazione tra bassi livelli di colesterolo LDL e la prevenzione di recidive cardiache. Lo studio ha riscontrato che il 68% dei pazienti post-infarto ha raggiunto l’obiettivo di LDL di 55 mg/dL già al primo controllo, ottenendo una protezione efficace nella fase delicata post-infarto. I benefici si sono mostrati ancora maggiori per i pazienti che hanno abbassato i livelli di LDL sotto i 43 mg/dL e addirittura al di sotto dei 23 mg/dL. Questi dati consolidano l’efficacia dell’intervento precoce e intensivo nella gestione del rischio cardiovascolare, come sottolinea il Prof. Pasquale Perrone Filardi, Direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università “Federico II” di Napoli e Presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC). “I pazienti che hanno avuto un infarto sono considerati ad altissimo rischio – dice -. Le linee guida europee raccomandano di raggiungere livelli di LDL inferiori a 55 mg/dL, e addirittura sotto i 40 mg/dL per chi ha avuto multipli eventi cardiovascolari.” E continua con un avvertimento: “Tutti i pazienti dopo l’infarto dovrebbero fare un controllo dopo 4 settimane di terapia anti-lipidica per verificare l’efficacia del trattamento e se i livelli di LDL non sono ancora ottimali, è necessario modificare e ottimizzare la terapia”
Come seguire il trattamento con anticorpi monoclonali post-infarto
Oltre alla qualità del trattamento, l’aderenza alla terapia è un fattore essenziale per il successo a lungo termine. Nello studio, l’aderenza al trattamento con anticorpi monoclonali PCSK9 si è rivelata molto elevata, con oltre il 90% dei pazienti che ha seguito il piano terapeutico per 12-18 mesi. La Regione Campania ha adottato politiche di distribuzione innovative per questi farmaci, rendendoli disponibili anche nelle farmacie territoriali per facilitarne l’accesso. Il Prof. Paolo Calabrò, Direttore del Dipartimento Cardio-Vascolare dell’AORN Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta e Ordinario per le Malattie dell’Apparato Cardiovascolari della Facoltà di Medicina e chirurgia della Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli, è tra i promotori dello studio.
Calabrò tiene molto all’importanza di un sistema che supporti il paziente nel mantenimento della terapia, un elemento fondamentale per il successo della prevenzione secondaria. “L’esperienza del nostro centro, che ha coinvolto circa 150 pazienti nello studio AT TARGET-IT, conferma gli ottimi risultati evidenziati a livello nazionale – afferma convinto-. “Da tempo utilizziamo nella pratica clinica gli anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9 per le persone definite ad alto rischio e l’uso tempestivo di queste terapie ha da subito evidenziato un’alta efficacia nel consentire al 70-80% dei pazienti di raggiungere i livelli di C-LDL target di 55mg/dL”.