Nell’ambito di un programma di collaborazione tecnologica internazionale, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (International Energy Agency – IEA), con sede a Vienna, ha appena attivato una nuova Task force dedicata alla ricerca sull’idrogeno naturale. Attualmente sono in essere numerose ricerche internazionali dedicate allo studio dell’origine dell’idrogeno naturale e della sua distribuzione nella crosta terrestre, allo scopo di valutare le eventuali possibilità di sfruttamento dei depositi come risorsa energetica. Per definire le azioni di ricerca ed esplorazione, la Task force dell’IEA si avvale di 31 esperti provenienti da 16 Paesi di tutto il mondo. L’Italia è rappresentata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) che ha assunto anche il coordinamento del gruppo di lavoro dedicato alla roadmap scientifica. “L’idrogeno naturale, conosciuto anche come idrogeno geologico, è oggi considerato una potenziale fonte di energia alternativa, a basso impatto ambientale e climatico”, spiega Giuseppe Etiope, ricercatore dell’INGV e coordinatore del gruppo di lavoro. “Questo idrogeno potrebbe infatti svolgere un importante ruolo complementare all’idrogeno prodotto artificialmente – come, ad esempio, l’idrogeno verde – contribuendo alla transizione energetica”.
L’idrogeno, abbondantissimo nell’universo, sulla Terra non è disponibile in natura da solo. È possibile trovarlo solo legato ad altri elementi, come ad esempio nell’acqua (molecola di idrogeno e ossigeno) o negli idrocarburi (idrogeno e carbonio).
Il metodo più semplice per produrre ossigeno è l’elettrolisi dell’acqua: una corrente a basso voltaggio che attraversa l’acqua forma ossigeno gassoso all’anodo ed idrogeno gassoso al catodo.
Questa tipologia di idrogeno si ricava attraverso l’elettrolisi dell’acqua, ovvero il processo di scomposizione della molecola H2O in ossigeno e idrogeno gassoso.
L’idrogeno estremamente leggero ha una densità di energia gravimetrica molto elevata rispetto ai carburanti convenzionali, come la benzina e il diesel, ma solo una bassa densità di energia volumetrica, e questo comporta alcune problematiche per il trasporto e la conservazione a bordo dell’auto o della moto. In poche parole, occuperebbe troppo spazio.
© 2023 Near Future - Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli (Registrazione n. 31 del 21/07/2022)
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