Sognare a occhi aperti non è solo un’attività inutile, ma potrebbe essere addirittura utile per migliorare l’apprendimento e la memoria. È quanto suggerisce un nuovo studio condotto dai ricercatori della Harvard Medical School e pubblicato sulla rivista Nature.
Lo studio, condotto su topi, ha dimostrato che i sogni a occhi aperti, ovvero la tendenza a vagare con la mente e a immaginare scenari diversi, portano a una riorganizzazione delle connessioni neuronali nella corteccia visiva.
In particolare, i ricercatori hanno ripetutamente mostrato ai topi due diverse immagini a scacchiera, intervallate da una breve pausa di un minuto in cui veniva mostrato uno schermo grigio. Monitorando circa 7.000 neuroni della corteccia visiva, hanno scoperto che durante la pausa, quando il topo era rilassato, i neuroni producevano un’attività elettrica simile (ma non del tutto identica) a quella scatenata durante la visione dell’immagine precedente.
Man mano che l’esperimento veniva ripetuto nell’arco della giornata, l’attività neuronale scatenata dalla visione della prima immagine è diventata sempre più distinguibile da quella generata dalla seconda immagine, fino a quando ciascuna ha finito per coinvolgere gruppi di neuroni nettamente separati.
Questi risultati suggeriscono che i sogni a occhi aperti possono aiutare il cervello a distinguere tra esperienze diverse, un processo importante per l’apprendimento e la memoria.
Inoltre, l’attività neuronale registrata durante i primi sogni a occhi aperti della giornata indica come il cervello finirà per reagire alla visione della stessa immagine successivamente.
Infine, i neuroscienziati di Harvard hanno scoperto che i sogni a occhi aperti vengono prodotti dalla corteccia visiva nello stesso momento in cui i neuroni dell’ippocampo riproducono eventi passati per memorizzarli. Questo suggerisce che esiste una connessione tra queste diverse regioni del cervello, e che i sogni a occhi aperti potrebbero svolgere un ruolo importante nel processo di memorizzazione.
I risultati di questo studio sono ancora preliminari, ma se confermati negli esseri umani, potrebbero avere importanti implicazioni per la nostra comprensione del processo di apprendimento e memoria.
© 2023 Near Future - Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli (Registrazione n. 31 del 21/07/2022)
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