Il nuovo vaccino promette una valida copertura antinfluenzale, con una protezione più ampia e a una minore dipendenza da un’iniezione annuale per le versioni del virus di quell’anno.
Pubblicato su “Science Translational Medicine“, il vaccino mira a una parte meno variabile del virus, offrendo una copertura più ampia e riducendo la necessità di un’iniezione ogni anno.
Gli esperimenti su topi e furetti hanno mostrato che questo approccio potrebbe essere efficace. Ciò è significativo considerando che l’influenza uccide circa mezzo milione di persone ogni anno nel mondo, anche con i vaccini attuali. L’idea è parte di un piano di 5 anni per sviluppare un vaccino universale che protegga da tutte le versioni del virus influenzale.
La proteina emoagglutinina (HA) è cruciale per l’infezione del virus, mentre la neuraminidasi (N) aiuta il virus a diffondersi tra le cellule. La maggior parte dei vaccini antinfluenzali attuali si concentra sulla “testa” dell’emoagglutinina, che cambia frequentemente, rendendo necessari nuovi vaccini ogni anno. Questo nuovo approccio, invece, si concentra sul “gambo”, una parte più stabile della proteina, che potrebbe offrire una protezione più duratura.
Il professor Nicholas Heaton, che ha guidato la ricerca, sottolinea che il nuovo vaccino potrebbe essere un significativo passo avanti nella lotta contro l’influenza, offrendo una protezione più ampia e potenzialmente riducendo la necessità di frequenti aggiornamenti vaccinali.

Qual è il periodo migliore per fare il vaccino antinfluenzale?
Il periodo migliore per fare il vaccino antinfluenzale è in autunno, idealmente tra la fine di settembre e l’inizio di novembre. Questo consente al corpo di sviluppare l’immunità prima che inizi la stagione influenzale, che solitamente va da dicembre a marzo nell’emisfero settentrionale.
Fare il vaccino in autunno assicura che l’immunità sia al massimo quando la circolazione del virus è più alta. Se il vaccino viene somministrato troppo presto, l’immunità potrebbe indebolirsi prima della fine della stagione influenzale.
Quanto durano gli effetti collaterali del vaccino antinfluenzale?
Gli effetti collaterali del vaccino antinfluenzale sono generalmente lievi e di breve durata. La maggior parte delle persone sperimenta reazioni minime o nessun effetto collaterale. Tuttavia, per coloro che hanno reazioni, ecco cosa aspettarsi:
- Dolore al sito dell’iniezione: Il sintomo più comune è il dolore o il gonfiore nel punto in cui è stata fatta l’iniezione. Questo può durare da alcune ore a un paio di giorni.
- Arrossamento o irritazione: Il sito dell’iniezione può anche diventare rosso o pruriginoso, ma questi sintomi di solito scompaiono entro uno o due giorni.
- Affaticamento, febbre bassa, dolori muscolari o mal di testa: Alcune persone possono sperimentare sintomi simili a quelli influenzali, come lieve affaticamento, febbre bassa, dolori muscolari o mal di testa. Questi sintomi in genere durano da un giorno a pochi giorni e sono meno intensi rispetto a quelli dell’influenza.
In generale, gli effetti collaterali del vaccino antinfluenzale sono transitori e scompaiono rapidamente, confermando che il vaccino è sicuro e utile per prevenire l’influenza e le sue complicazioni.
Che copertura ha il vaccino antinfluenzale?
La copertura del vaccino antinfluenzale, o la sua efficacia, può variare di anno in anno e dipende da diversi fattori, tra cui il tipo di vaccino utilizzato, l’età e lo stato di salute della persona vaccinata e il livello di corrispondenza tra i ceppi influenzali presenti nel vaccino e quelli effettivamente circolanti durante la stagione influenzale.
In generale, l’efficacia del vaccino antinfluenzale varia tra il 40% e il 60% negli anni in cui c’è una buona corrispondenza tra i ceppi influenzali del vaccino e quelli in circolazione. Ciò significa che le persone vaccinate hanno il 40-60% in meno di probabilità di contrarre l’influenza rispetto a quelle non vaccinate.
Tuttavia, anche se il vaccino non protegge completamente dall’influenza, può ridurre la gravità della malattia, il rischio di complicazioni e la probabilità di ospedalizzazione.