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Home » Scienza » Studio dell’INGV per ‘prevedere’ i terremoti in Italia

Studio dell’INGV per ‘prevedere’ i terremoti in Italia

Uno studio dell'INGV pubblicato su Nature svela un metodo innovativo per la valutazione del rischio sismico, basato sulla proporzione tra terremoti minori e maggiori in Italia. Utilizzando il parametro "b-value" e dati geodetici, si apre la via a previsioni più accurate.

by wesart
Novembre 29, 2023 - Aggiornamento Marzo 14, 2024
in Ambiente, Natura, Scienza
Tempo di lettura: 3 minuti
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Uno studio dell'INGV potrebbe aiutare a prevedere i terremoti

Uno studio dell'INGV potrebbe aiutare a prevedere i terremoti

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La prevenzione dei terremoti richiede una valutazione accurata del rischio sismico, un compito complicato ma essenziale. Uno studio recente condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) potrebbe aprire la strada a un approccio più preciso e semplificato. Pubblicato sulla rivista Communications of Earth and Environment del gruppo Nature, lo studio si basa su un innovativo metodo per determinare la proporzione attesa tra terremoti di piccola e grande entità in due macro-aree dell’Italia.

Studio dell’INGV per ‘prevedere’ i terremoti in Italia

Il parametro “b-value”

I sismologi utilizzano il parametro “b-value” derivato dalla legge di Gutenberg-Richter per calcolare il rapporto tra terremoti di diversa magnitudo. Questa legge afferma che il numero di terremoti diminuisce al crescere della magnitudo, mostrando una prevalenza di eventi sismici di piccola entità rispetto a quelli di grande entità.

Le valutazioni dell’INGV

L’INGV ha impiegato dati geodetici e un approccio statistico, valutando le minime deformazioni della superficie terrestre per comprendere le forze tettoniche e la risposta della crosta terrestre. L’utilizzo della geodesia satellitare ha permesso di valutare se la distanza tra due punti sulla superficie terrestre aumenta o diminuisce nel tempo, fornendo informazioni sul tipo di forze tettoniche coinvolte.

Secondo i ricercatori dell’INGV, la geodesia satellitare permette di identificare se la distanza tra due punti terrestri soggetti a terremoti sta aumentando o diminuendo. Ciò aiuta a prevedere futuri terremoti compressivi o estensionali, a seconda della variazione della distanza.

Lo studio ha analizzato le zone in estensione e compressione dell’Italia, cercando di ottenere informazioni dettagliate sui terremoti attesi. I risultati hanno dimostrato che, nonostante le differenze geologiche, i valori di b-value nelle due zone sono più simili di quanto si pensasse.

Per i ricercatori dell’INGV la similitudine nei valori di b-value indica un comportamento delle magnitudo dei terremoti sorprendentemente simile in zone geologicamente diverse. L’approccio geodetico ha dimostrato una maggiore efficacia rispetto alle suddivisioni precedenti in aree più piccole.

Il team di ricerca spera che questi risultati possano contribuire a migliorare il modello di pericolosità sismica italiano, un documento fondamentale per le azioni di mitigazione e prevenzione del rischio sismico nel paese.

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Tags: INGVricercastudioterremoti
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