Nell’epoca dominata dall’ossessione per l’apparenza e la condivisione, i selfie e le immagini di noi stessi, sia da soli che in compagnia, hanno conquistato gli schermi dei nostri telefoni e i social media. Questi strumenti sono diventati estremamente popolari perché permettono alle persone di esprimere la propria individualità, personalità e creatività attraverso la personalizzazione delle immagini mediante l’uso di filtri, effetti e pose che riflettono il loro stato d’animo o il loro stile del momento.

I selfie hanno un significato profondo
Il valore intrinseco dei selfie va oltre la superficie apparentemente narcisistica. Questa cultura dell’autoritratto è strettamente connessa alla narrazione e all’affermazione della nostra identità. Si tratta di un mezzo che, nel tempo, ci consente di richiamare sensazioni fisiche e significati legati a esperienze passate, agevolandone il recupero. Questo è emerso da uno studio recente condotto da un team di esperti internazionali guidati da Zachary Niese dell’Università di Tubinga, in Germania, e pubblicato sulla rivista Social Psychological and Personality Science. In questo modo, la scienza getta luce sulla motivazione dietro il nostro amore per i selfie.
Lo studio si è basato sulla revisione di sei ricerche coinvolgenti complessivamente 2.100 partecipanti. Ha dimostrato che le fotografie scattate da una prospettiva personale aiutano a preservare le sensazioni fisiche associate a una situazione specifica. Chi si fa selfie ha la possibilità di catturare un momento attraverso il proprio punto di vista personale, consentendo loro di rievocare le emozioni e le sensazioni provate durante quella particolare occasione ogni volta che guardano l’immagine.
Le foto condivise sui social
Il successo dei selfie e delle altre foto condivise su piattaforme come Instagram o TikTok (ma attenzione ai messaggi ‘tossici’) non è quindi limitato alla vanità e all’esibizionismo davanti ai follower. È anche il risultato della soddisfazione personale che proviamo ogni volta che riguardiamo queste immagini. Gli esperti hanno sottolineato che le persone che scattano selfie spesso sanno esattamente quale angolazione scegliere e cosa desiderano catturare per rappresentare e comunicare il sentimento o lo stato d’animo vissuto in quel momento. Al contrario, l’eventuale insoddisfazione riscontrata nella visione di alcuni selfie può spesso derivare da una prospettiva errata, che altera l’intento originale dello scatto e lascia al soggetto un retrogusto amaro.
La ‘memoria’ dei ricordi
Nello specifico, secondo la ricerca dell’Università di Tubinga, i selfie e le foto scattate dalla nostra prospettiva personale ci aiutano a ricordare le sensazioni fisiche sperimentate durante un determinato evento. Le foto scattate da altri, invece, ci permettono di cogliere meglio il significato di quel momento nella nostra vita e di richiamarlo alla mente quando riguardiamo l’immagine. Man mano che le persone diventano più consapevoli dei loro obiettivi fotografici e del ruolo delle prospettive e delle angolazioni possono diventare più abili nel preservare i ricordi su cui riflettere in seguito. Il dottor Niese ha spiegato che queste pratiche fotografiche possono soddisfare un bisogno umano essenziale, ovvero sviluppare e comprendere il senso di sé, legato alle esperienze esistenziali e al loro significato più profondo.