Come funziona la stimolazione cerebrale profonda per il trattamento del Parkinson
Un rivoluzionario passo avanti nel trattamento della malattia di Parkinson arriva con l’introduzione della stimolazione cerebrale profonda adattiva (aDBS), una tecnologia avanzata che sfrutta l’intelligenza artificiale per monitorare in tempo reale l’attività cerebrale dei pazienti. Questo metodo innovativo, sviluppato dai ricercatori della UC San Francisco e presentato in due recenti studi pubblicati su Nature Medicine, promette di migliorare significativamente la qualità della vita dei malati di Parkinson, offrendo un trattamento personalizzato che si adatta alle loro esigenze specifiche. La tecnologia utilizza un dispositivo impiantato nel cervello, capace di modulare la stimolazione elettrica per controllare i sintomi motori durante il giorno e alleviare l’insonnia durante la notte.
Quali sono i vantaggi della tecnologia adattiva nella cura del Parkinson
La stimolazione cerebrale adattiva rappresenta un importante complemento ai farmaci tradizionali utilizzati per gestire i sintomi del Parkinson. A differenza della stimolazione cerebrale costante (cDBS), che fornisce un livello fisso di stimolazione, l’aDBS regola la sua intensità in base alle condizioni del paziente. Questo permette di ridurre al minimo gli effetti collaterali come i movimenti incontrollati dovuti a un’eccessiva stimolazione e di prevenire la rigidità muscolare quando l’effetto dei farmaci diminuisce. Per la prima volta, è stato dimostrato che un impianto cerebrale a circuito chiuso può ridurre i sintomi quotidiani del Parkinson, migliorando l’efficacia della terapia.

Quali sono i risultati degli studi clinici sul Parkinson
Gli studi clinici condotti su un piccolo gruppo di pazienti hanno mostrato risultati incoraggianti. Il dispositivo aDBS ha ridotto del 50% i sintomi più fastidiosi riportati dai partecipanti, dimostrando una significativa superiorità rispetto alle tecnologie precedenti. I pazienti hanno potuto gestire in autonomia il dispositivo, attivando o disattivando il trattamento secondo necessità. Questi risultati rappresentano un’importante tappa verso la diffusione di questa tecnologia, che potrebbe essere applicata su larga scala nei prossimi anni, migliorando la gestione della malattia in ambiente domestico.
A cosa lavorano oggi i ricercatori contro il Morbo di Parkinson
Oltre a migliorare i sintomi motori, la tecnologia aDBS ha mostrato potenzialità nel trattamento di altri disturbi associati al Parkinson, come l’insonnia e i problemi dell’umore. I ricercatori stanno già lavorando a nuovi algoritmi per affrontare queste problematiche e stanno esplorando la possibilità di applicare la tecnologia aDBS anche ad altri disturbi neurologici e psichiatrici, come la depressione e il disturbo ossessivo-compulsivo. La stimolazione cerebrale adattiva potrebbe dunque segnare l’inizio di una nuova era nelle terapie neurostimolanti, offrendo nuove speranze non solo ai pazienti con Parkinson ma anche a quelli affetti da altre patologie neurologiche.