Esiste un collegamento tra la malattia di Alzheimer e gli ormoni sessuali. A rivelarlo è uno studio condotto dalla Western University e pubblicato su Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association. Questo enigma medico ha catturato l’attenzione del mondo scientifico a causa della prevalenza della malattia tra le donne, le quali costituiscono i due terzi dei pazienti con la forma ad esordio tardivo dell’Alzheimer. Non solo, ma la ricerca ha dimostrato che l’Alzheimer si manifesta in modo più grave e progressivo nelle donne rispetto agli uomini. Nelle donne c’è anche un rapido deterioramento cognitivo che comprende perdita di memoria, difficoltà di concentrazione e di comunicazione, oltre a problemi decisionali. Nonostante ciò, le basi biologiche di queste disparità rimangono oscure.
In uno studio condotto su topi e esseri umani, i ricercatori hanno portato alla luce un ruolo cruciale degli ormoni sessuali femminili nel manifestarsi dell’Alzheimer nel cervello. La ricerca ha posto un’enfasi significativa sulla necessità di esaminare più approfonditamente il ruolo dell’estradiolo. Si tratta di una forma dell’ormone sessuale femminile estrogeno, utilizzato per affrontare i sintomi della menopausa, nell’ambito dell’Alzheimer. Inoltre, l’approccio metodologico sotteso a questa indagine ha rivelato l’urgenza di cambiare gli orientamenti scientifici. La Professoressa Vania Prado, esperta nei dipartimenti di fisiologia e biologia cellulare presso la Schulich School of Medicine & Dentistry, sottolinea una necessità. Quella di adottare modelli animali più rappresentativi delle donne in post menopausa per comprendere appieno come gli ormoni sessuali influiscano sulla patologia dell’Alzheimer.
Un indicatore chiave nell’identificazione della malattia di Alzheimer è l’accumulo tossico della proteina beta-amiloide nel cervello. Quest’ultima interrompe il sistema di comunicazione cerebrale e incide sulla cognizione. Lo studio rivela una scoperta affascinante: la chimica cerebrale varia tra topi maschi e femmine nel modo in cui regolano la proteina beta-amiloide nell’Alzheimer. In particolare, l’ormone estradiolo sembra svolgere un ruolo di rilievo in questa variazione. Questa rivelazione rappresenta un passo avanti fondamentale nella ricerca sull’Alzheimer e offre prospettive promettenti per lo sviluppo di terapie personalizzate e mirate. In un’epoca in cui la demenza è una sfida crescente, questo studio potrebbe avere un impatto significativo sulla comprensione e sulla cura dell’Alzheimer.
© 2023 Near Future - Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli (Registrazione n. 31 del 21/07/2022)
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