I falsi positivi sono risultati anomali che richiedono ulteriori test, ma che non conducono a una diagnosi di cancro. Questi episodi possono causare ansia e preoccupazione, portando molte donne a evitare gli screening successivi. Lo studio, guidato da Diana Miglioretti, ha evidenziato che il 77% delle pazienti con un risultato negativo si sottopone a mammografie di controllo, mentre questa percentuale scende al 61% per chi ha ricevuto un falso positivo e ha dovuto effettuare un nuovo esame a distanza di sei mesi. Solo il 56% delle donne che hanno avuto falsi positivi in due esami consecutivi ha continuato con i controlli.
Nonostante i falsi positivi, gli esperti sottolineano che la mammografia rimane il metodo più affidabile per la diagnosi precoce del cancro al seno. “Un falso positivo, anche se si traduce in una diagnosi di malattia benigna, è associato a un rischio maggiore di neoplasie in futuro,” afferma Miglioretti. È essenziale che le pazienti comprendano l’importanza di proseguire con gli screening per garantire una diagnosi precoce, che può migliorare notevolmente le possibilità di successo del trattamento.
I falsi positivi si verificano nel 10-12% delle mammografie per le donne tra i 40 e i 49 anni. Dopo dieci anni di screening annuali, tra il 50 e il 60% delle donne può ricevere un falso positivo, con il 7-12% indirizzato a una biopsia. Miglioretti conclude che è fondamentale fornire alle pazienti un’interpretazione immediata dei risultati sospetti, quando possibile, e rassicurarle sull’importanza di continuare con gli screening regolari, nonostante il rischio di falsi allarmi.
© 2023 Near Future - Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli (Registrazione n. 31 del 21/07/2022)
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