In quale città sarà presentata la ricerca sul nanoplancton
Il 5 settembre, a Bari, un’importante ricerca sarà presentata al Congresso Nazionale della Società Geologica Italiana. L’attenzione si concentra sullo studio del nanoplancton marino, minuscoli organismi che, nonostante le loro dimensioni, hanno un ruolo cruciale nel rivelare informazioni sugli antichi cambiamenti climatici. Lo studio si focalizza su alghe coccolitofore fossili, risalenti al Mesozoico, l’era dei dinosauri, per analizzare come questi microrganismi abbiano reagito a diversi cambiamenti ambientali. La loro storia evolutiva ci aiuta a comprendere i limiti di tolleranza degli ecosistemi marini alle variazioni di temperatura e di CO2, offrendo così indizi preziosi per interpretare i cambiamenti climatici attuali.
Quali sono le soglie climatiche e la resilienza degli ecosistemi
Le analisi geologiche e micropaleontologiche condotte su questi nannofossili mettono in evidenza l’importanza delle soglie climatiche. Secondo la geologa Elisabetta Erba, dell’Università degli Studi di Milano, è possibile che il superamento di certe soglie climatiche porti a conseguenze irreversibili per il nostro pianeta. La preoccupazione maggiore riguarda la rapidità con cui il sistema Terra potrebbe trovarsi a dover affrontare queste variazioni, in un lasso di tempo molto più breve rispetto a quanto accaduto in passato. Questa velocità di cambiamento potrebbe risultare devastante per molti ecosistemi che, a differenza di epoche precedenti, potrebbero non avere il tempo necessario per adattarsi.

Qual è la lezione del Mesozoico per il cambiamento climatico
Durante il Mesozoico, le alghe coccolitofore hanno vissuto e dominato gli oceani, affrontando numerose crisi ambientali. La loro storia ci racconta di grandi estinzioni di massa, inizio e fine di ere, e di come gli oceani, diventati sempre più caldi e acidi a causa dell’aumento della CO2, abbiano sofferto una perdita di ossigeno che ha reso molte nicchie ecologiche inospitali. Questo processo ha avuto un impatto significativo sugli ecosistemi marini, e ci offre un avvertimento chiaro: il nostro pianeta potrebbe essere sulla stessa traiettoria se i livelli di CO2 continueranno a salire.
Come interpretare il valore dei nannofossili calcarei
Le alghe coccolitofore, pur essendo minuscole, giocano un ruolo fondamentale nel ciclo del carbonio oceanico. Questi organismi unicellulari, che abitano la zona fotica degli oceani, producono piastrine calcitiche che, dopo la loro morte, si depositano sul fondo marino creando sedimenti carbonatici. Questo processo, iniziato circa 240 milioni di anni fa, continua ancora oggi, e ci fornisce una registrazione continua dei cambiamenti climatici passati. Attraverso lo studio di questi nannofossili calcarei, gli scienziati sperano di trovare risposte utili per affrontare le sfide climatiche future.