Nelle malattie neurodegenerative un algoritmo può ora prevedere l’andamento di una terapia ben prima del suo completamento. Ciò grazie alla combinazione di dati registrati dai robot e delle valutazioni cliniche attraverso algoritmi specifici. In questo modo sarà possibile ottenere una previsione accurata del recupero motorio e cognitivo in un determinato periodo di tempo. In pratica, si sarà in grado di anticipare gli esiti di una terapia senza dover aspettare che essa sia conclusa. Inoltre, verranno apportate modifiche in tempo reale, adattando la terapia in base agli obiettivi e alle abilità in continua evoluzione del paziente.

Malattie neurodegenerative: fondamentale la figura dello specialista
L’incrocio tra l’intelligenza artificiale e la robotica presenta allora interessanti opportunità nell’ambito della neuroriabilitazione. Tuttavia, per garantire una corretta applicazione, è necessario condurre studi specifici e multidisciplinari. E non vanno messe da parte le importanti implicazioni etiche coinvolte. Le nuove tecnologie hanno il potenziale di fare la differenza nella cura di malattie come l’ictus, le lesioni midollari, la sclerosi multipla. E poi il Parkinson, i traumi cranici e le paralisi cerebrali infantili. Unico requisito imprescindibile: acquisire una piena consapevolezza degli strumenti disponibili per ottimizzare le possibilità di recupero.
Ed ecco che nel contesto delle malattie neurodegenerative, la figura dello specialista medico riveste un ruolo fondamentale. L’algoritmo non mira a sostituire l’operatore sanitario, ma a fornirgli un valido supporto. Analogamente ai robot, lo specialista non viene rimpiazzato, bensì assistito. Pertanto, la ricerca si sta concentrando sull’individuazione delle migliori modalità di utilizzo di questi strumenti. Il lavoro di ricerca si concentra principalmente sulla popolazione affetta da patologie neurologiche come l’ictus, le lesioni midollari, la sclerosi multipla, il Parkinson, i traumi cranici e le paralisi cerebrali infantili.
Una ricerca durata venti anni che ha portato a promettenti risultati
I pazienti vengono in pratica sottoposti ad un trattamento specifico, spesso sfruttando tecnologie avanzate come la robotica. I primi approcci “pionieristici” in questo campo sono durati circa vent’anni. Il loro culmine è stao il documento della Conferenza Nazionale di Consenso sulla robotica per la neuroriabilitazion. A promuoverla le società scientifiche SIRN e SIMFER nel 2018 e conclusasi nel 2022. L’obiettivo finale è quello di favorire il recupero delle funzioni motorie e cognitive di ogni paziente e migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità, nonché quella dei loro familiari. La svolta è ormai imminente.