I ricercatori, guidati da Veronika Mitterwallner dell’Università di Bayreuth, hanno analizzato sette grandi regioni sciistiche: Alpi europee, Ande, Appalachi, Alpi australiane, giapponesi e meridionali (Nuova Zelanda) e Montagne Rocciose.
Con uno scenario di alte emissioni di carbonio, entro il 2100 il 13% delle aree sciistiche perderà completamente la neve naturale, mentre il 20% subirà un calo di oltre il 50% dei giorni di innevamento. Le Alpi europee, il più grande mercato sciistico del mondo, saranno le più colpite, con una riduzione media del 42%. Le Ande seguiranno a ruota con il 43%, mentre le Montagne Rocciose si salveranno con un calo “solo” del 23%.
La neve artificiale potrebbe sembrare la soluzione, ma si tratta di un falso alleato:
La drastica riduzione della neve naturale potrebbe spingere le stazioni sciistiche a spostarsi o espandersi in aree meno popolate, minacciando ecosistemi alpini già fragili. Serve un cambio di rotta:
Il futuro delle stazioni sciistiche è appeso a un filo. Solo un’azione coraggiosa e lungimirante potrà scongiurare un declino irreversibile.
© 2023 Near Future - Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli (Registrazione n. 31 del 21/07/2022)
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